giovedì 18 ottobre 2012

100 anni fa il Catechismo S.Pio X

I cento anni del Catechismo di san Pio X


Il 18 ottobre del 1912 il santo Papa approvò la nuova edizione del Catechismo della dottrina cattolica, prescritta a tutta la provincia ecclesiastica di Roma

di Giuseppe Adernò

ROMA, giovedì, 18 ottobre 2012 (ZENIT.org) - Sono trascorsi cento anni dalla pubblicazione del primo catechismo che porta il nome di San Pio X, formidabile impresa editoriale, straordinario sussidio contro l’ignoranza religiosa, strumento di educazione e di dottrina che ha accompagnato per i sentieri della fede intere generazioni , attuale anche oggi, in riposta al sempre dilagante relativismo che spadroneggia in ogni dove, lasciando mano libera al “fai da te” anche nei confronti della religione.

Era il 18 ottobre del 1912 quando il santo Papa Pio X (1813-1914) approvò la nuova edizione del Catechismo della dottrina cattolica, prescritta a tutta la provincia ecclesiastica di Roma, scrivendo: «Fin dai primordi del nostro Pontificato rivolgemmo la massima cura all’istruzione religiosa del popolo cristiano e in particolare dei fanciulli, persuasi che gran parte dei mali che affliggono la Chiesa provengono dall’ignoranza della sua dottrina e delle sue leggi».

In un’intervista al settimanale “30 Giorni” nel 2003, l’allora cardinale Ratzinger, oggi Benedetto XVI ha dichiarato che: «La fede come tale è sempre identica. Quindi anche il Catechismo di san Pio X conserva sempre il suo valore. (…) questo non esclude che ci possano essere persone o gruppi di persone che si sentano più a loro agio col Catechismo di san Pio X. che può essere considerato una perfetta sintesi della dottrina cattolica che il Santo Padre Pio X fece realizzare, rielaborando un testo che egli, aveva già scritto, quando era Vescovo di Mantova.

Da catechista e da giovane parroco aveva ben compreso la ragione e l’importanza dell’insegnamento della dottrina: la prima pietra per edificare la dimora cristiana di ciascuna anima. Se la dimora non ha fondamenta la Fede diventa puro sentimento religioso e le scelte di vita sono spesso slegate dai principi della Chiesa, operando senza regole e senza punti fermi di riferimento.

Nella nota introduttiva del “catechismo minimo” si legge inoltre che “i genitori e i padroni (datori di lavoro) sono obbligati a procurare che i loro figli o dipendenti imparino la Dottrina cristiana e se trascurano tale obbligo si rendono colpevoli davanti a Dio”

Il senso di obbligo ed il connesso “rendersi colpevoli davanti a Dio” manifesta chiaramente la ferma volontà nel portare avanti un progetto di educazione cristiana che non doveva escludere nessuno e che per i poveri e gli operai costituiva la prima occasione di incontro con la fede e con la formazione religiosa, capace di dare senso e risposta alla propria vita

L’imponente lavoro venne realizzato con l’ausilio di una Commissione per assicurare, con espressioni linguistiche appropriate, la facilità di comprensione, nonostante la profonda consistenza dei concetti espressi. Il metodo adottato fu quello della formulazione di singole domande brevi con relative risposte incisive ed essenziali
Nel 1930 fu elaborata inoltre un’edizione ridotta, indirizzata ai bambini e ai ragazzi che conteneva un numero inferiore di domande e risposte che nei corsi di catechismo venivano fatte imparare proprio a memoria con l’obiettivo che rimanesse impressa la dottrina, senza dubbi o confusioni di sorta. Questa architettura sintetica, chiara ed immediata, ha prodotto eccellenti risultati nelle generazioni di italiani che a questa scuola si sono formati.

Dopo il Concilio Vaticano II, il Catechismo di san Pio X cadde generalmente in disuso e a partire dagli anni Settanta fu progressivamente abbandonato. (veramente fu abusivamente vietato....nota mia)

Il Catechismo di san Pio X potrà avere anche in futuro degli amici “si legge nell’articolo del cardinale Ratzinger (2003) e nell’Anno della fede che celebra il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticani II e il ventennale del Catechismo della Chiesa cattolica non si può dimenticare il primo centenario del Catechismo di San Pio X, libro “mastro” e guida del catechista che, come scriveva il beato Giacomo Alberione, fondatore della Compagnia di San Paolo, dovrebbe possedere le seguenti abilità e competenze: “essere pio, istruito, esemplare; conoscere bene ciò che deve insegnare e possedere delle qualità nel il modo d’insegnare; saper organizzare la sua classe e le classi di catechismo, luogo di studio e di apprendimento, ma soprattutto deve amare le anime e non risparmiare nulla per esse (…) operando così un grande bene tra la gioventù e gli adulti, nonostante tutte le accresciute difficoltà di oggi, che sono realmente tante e gravi».

“Per i suoi effetti benefici sui bambini e su tutti i cattolici, il valore storico e culturale del Catechismo di San Pio X non è quantificabile e come tutti i capolavori che la Chiesa dona ai suoi figli, non conosce né crepe, né stagioni, ha scritto Cristina Siccardi, ed in questo Anno della fede ritorna di grande attualità il messaggio del Catechismo di San Pio X per meglio comprendere la fede in Dio che è “l’Essere perfettissimo, creatore del cielo e della terra” e per vivere secondo Dio dobbiamo “credere le verità rivelate da Lui e osservare i suoi comandamenti, con l’aiuto della sua grazia che si ottiene mediante i sacramenti e l’orazione”

Sono queste le formule di risposta alle domande guida del Catechismo e sono sempre attuali in ogni tempo, essenziali, sintetiche e vere.
A tutti noi il compito di ripassarle, esercitando la memoria e per le nuove generazioni occorrerà forse una nuova metodologia telematica ed elettronica per far apprendere tali principi basilari. Ben vengano i nuovi metodi e gli strumenti tecnologici, purché resti sempre salda la “dottrina”.


  Ricordiamo anche il Compendio del Catechismo aggiornato da papa Benedetto XVI

domenica 7 ottobre 2012

Annus Fidei con Maria e il Suo Rosario

Cari fratelli e sorelle,
anche questa piccola "oasi" nel grande oceano di internet, si sta preparando per vivere degnamente questo Anno propizio e di grazia che la santa Chiesa, per mezzo dell'adorabile Divin Maestro e Sposo, nostro Signore Gesù Cristo + ci ha offerto.

Il nostro caro Padre Konrad sta preparando per l'occasione una serie di catechesi che saranno offerte in un apposito spazio di cui vi daremo poi riferimento.

Nell'attesa invitiamo tutti a raccogliere la Consacrazione a Maria che tanti Santi ci hanno insegnato, così come lo stesso Sommo Pontefice ha fatto il 4 ottobre scorso, recandosi a Loreto, per affidare alla Vergine Santissima, l'Anno della Fede e il Sinodo oramai prossimi.

PAROLE DEL SANTO PADRE ALLA RECITA DELL'ANGELUS
Santa Messa apertura Sinodo Nuova Evangelizzazione per la professione della Fede Cattolica
7.10.2012


Cari fratelli e sorelle,

ci rivolgiamo ora in preghiera a Maria Santissima, che oggi veneriamo quale Regina del Santo Rosario. In questo momento, nel Santuario di Pompei, viene elevata la tradizionale «Supplica», a cui si uniscono innumerevoli persone nel mondo intero.
Mentre anche noi ci associamo spiritualmente a tale corale invocazione, vorrei proporre a tutti di valorizzare la preghiera del Rosario nel prossimo Anno della fede.

Con il Rosario, infatti, ci lasciamo guidare da Maria, modello di fede, nella meditazione dei misteri di Cristo, e giorno dopo giorno siamo aiutati ad assimilare il Vangelo, così che dia forma a tutta la nostra vita. Pertanto, nella scia dei miei Predecessori, in particolare del Beato Giovanni Paolo II che dieci anni fa ci diede la Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, invito a pregare il Rosario personalmente, in famiglia e in comunità, ponendoci alla scuola di Maria, che ci conduce a Cristo, centro vivo della nostra fede.
 



 


Coloro che più di tutti hanno capito, amato e venerato il Rosario come «dono di Maria» sono stati i Santi.
Nel corso di questi otto secoli, essi hanno amato il Rosario con amore di vera predilezione, collocandolo al posto d'onore accanto al Tabernacolo e al Crocifisso, accanto al Messale e al Breviario.


Troviamo il S. Rosario sul tavolo di lavoro di Dottori della Chiesa come S. Lorenzo da Brindisi, S. Pietro Canisio, S. Roberto Bellarmino, S. Teresa di Gesù, S. Francesco di Sales, S. Alfonso M. de' Liguori.
 Lo troviamo fra le mani di apostoli ardenti come S. Carlo Borromeo, S. Filippo Neri, S. Francesco Saverio, S. Luigi Grignion de Montfort, e tanti altri; lo troviamo al collo di Fondatori come S. Ignazio di Loyola e S. Camillo de Lellis; di Sacerdoti come il S. Curato d'Ars e S. Giuseppe Cafasso; di Suore come S. Margherita, S. Bernardetta, S. Maria Bertilla; di giovani come S. Stanislao Kostka, San Giovanni Berchmans e S. Gabriele dell'Addolorata.
Da S. Domenico a S. Maria Goretti, da S. Caterina a S. Massimiliano M. Kolbe, ai Servi di Dio Giacomino Gaglione, P. Pio da Pietrelcina, Don Dolindo Ruotolo, è stata una gloriosa teoria di eletti che hanno fatto della corona benedetta un'arma di conquista, una scala di ascensioni, una ghirlanda d'amore, una catena di meriti, una collana di grazie per sé e per gli altri.

Se vogliamo amare il Rosario nel modo più puro e più gradito alla Madonna, dobbiamo andare alla scuola dei Santi, che sono i figli prediletti della Madonna. Essi hanno amato tanto il Rosario ed essi ci assicurano, con S. Teresina, che «non c'è preghiera più gradita a Dio del Rosario».

( da IL SANTO ROSARIO E I SANTI  di P. Stefano M. Manelli Fondatore dei Frati dell'Immacolata di san Padre Kolbe)
Casa Mariana Madonna del Buon Consiglio  - 83040 Frigento (AV)

sabato 6 ottobre 2012

Chi rema davvero contro la Chiesa e il Papa?

" Chi rema davvero contro la Chiesa e il Papa? "

Da un rione romano ( ...) abbiamo ricevuto e pubblichiamo . 
 
" Non se ne può davvero più! 
E' un continuo tam-tam che davvero conduce alle affermazioni più assurde. 
Stiamo parlando non della rievocazione, in se, dell'11 ottobre 1962, apertura del Concilio Vaticano II, ma di come viene ancora presentato questo evento in barba agli appelli ed agli insegnamenti del Pontefice Benedetto XVI che lo ha posto in una chiave di lettura - seppur conciliante - racchiusa in quella ermeneuta "della continuità"
Veniamo ai fatti. TV2000 (Tv dei Vescovi della CEI) ha riproposto un video non proprio nuovo in cui le due voci principali fanno a gara per presentare l'evento come di qualcosa "mai avvenuta nella Chiesa", un fatto "nuovo", arrivando ad usare espressioni davvero inaccettabili. 
Giovanni XXIII, il grande Papa che avrebbe finalmente "cambiato la Chiesa". Ma come, non è insegnato dalla dottrina che è la Chiesa che ci cambia interiormente? 
Non è la Chiesa che santifica? 
E che cosa significa "cambiare la Chiesa" per questi catto-progressisti duri a convertirsi? 
Nell'Atto di Fede non diciamo forse di "credere in tutto ciò che la Chiesa ci propone a credere"? E come può una Chiesa insegnare infallibilmente se ad un certo punto della sua storia deve cambiare perché si vergogna del proprio passato? 
Lo stesso simbolo della Fede è "Credo la Chiesa..." ma come si fa a credere ad una Chiesa che dovrebbe cambiare perché a qualche gruppo così, come Essa era, non piace più? 
Ma se il Papa Benedetto XVI nel MP Porta Fidei scrive: 
"E’ proprio in questo orizzonte che l’Anno della fede dovrà esprimere un corale impegno per la riscoperta e lo studio dei contenuti fondamentali della fede che trovano nel Catechismo della Chiesa Cattolica la loro sintesi sistematica e organica. 
Qui, infatti, emerge la ricchezza di insegnamento che la Chiesa ha accolto, custodito ed offerto nei suoi duemila anni di storia. 
Dalla Sacra Scrittura ai Padri della Chiesa, dai Maestri di teologia ai Santi che hanno attraversato i secoli, il Catechismo offre una memoria permanente dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla fede e prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita di fede", con quale criterio usare ancora termini ambigui come "cambiamento"? 
In che cosa sarebbe cambiata se il Papa stesso si batte per l'ermeneutica della continuità? 
Al n.30 del Compendio del Catechismo, alla voce noi crediamo si legge: " È infatti la Chiesa che crede: essa in tal modo, con la grazia dello Spirito Santo, precede, genera e nutre la fede del singolo cristiano. 
Per questo la Chiesa è Madre e Maestra". 
Come fa ad essermi quell'una Madre e Maestra che " precede, genera e nutre " se si pretende di cambiarla? E' ovvio che così si finisce per creare una nuova immagine di Chiesa che inevitabilmente andrà a scontrarsi con l'immagine della Chiesa del passato. 
Un conto sono le riforme, il rinnovamento, l'arricchimento, e queste sono sempre benvenute, ma altra cosa è parlare di cambiamento. Una curiosità: in tutti i discorsi tenuti da Giovanni XXIII, sul Concilio, in nessuno egli parla di "cambiamento". 
Veniamo all'altra frase odiosa ripetuta centinaia di volte , come una specie di messaggio subliminale, lungo il video: la Chiesa, dopo Giovanni XXIII non sarà più la stessa! 
Senza dubbio molte cose sono cambiate ma questo perché la Chiesa visibile è fatta dalle membra che vivono il proprio momento storico: noi non siamo certo come i fedeli di trecento anni fa (esteriormente parlando), ne possiamo dire che rappresentiamo i fedeli del futuro, la modernità è proprio specifica al momento storico che vive, non è ne passato ne futuro, ma è il presente. 
Noi forse potremmo dire che oggi siamo uguali alla Chiesa del secondo, quarto o decimo secolo? 
O che al Concilio di Trento la Chiesa era uguale -parliamo sempre di esteriorità e modi- alla Chiesa che si presentava al Concilio di Efeso? 
Forse che una santa Teresina del Bambin Gesù desiderava stare in una Chiesa diversa da quella che stava vivendo nel suo momento storico? 
Tuttavia qui nel video si insinua proprio il dubbio che non sia cambiata semplicemente l'esteriorità, ma il contenuto, e questo è grave, ed è grave che TV2000, dei Vescovi italiani, non dica nulla in merito e senza portare avanti le correzioni fatte dal santo Padre, ma lascia che il tutto continui ad essere vissuto con disgustoso sentimentalismo, portando l'ingenuo fedele a credere che davvero prima del Concilio c'era una Chiesa odiosa, una matrigna, Papi cupi e cattivi. 
Come se bastasse ripartire da una fiaccolata non per commemorare, attenzione, ma per "rivivere" quella serata "magica" del "discorso alla Luna"...., ma si dice anche "discorso della Luna", no scusate, ma il Papa era un esoterico, un astrologo? 
Ci si raduna per ricordare quell'evento, ma non stiamo rasentando l'idolatria, il culto del sensazionalismo, magari anche con qualche goccia di fideismo, o paganesimo? 
E' stato dato l'ordine di convogliare numerosi fedeli per la fiaccolata che ricorderà "il discorso alla Luna", mentre risulta da qualche parte che è stato boicottato il coinvolgimento di più persone per l'incontro a Loreto ( ??? ??? interessante argomento da approfondire al più presto N.d.R. ) con il Papa che affidava l'Anno della Fede alla Madonna di Loreto
Lì avremmo dovuto vedere fiaccolate e fiumi di fedeli, sacerdoti e prelati, ma le immagini stesse rivelano la scarsissima partecipazione e la stessa TV2000 che ha solo trasmesso la diretta della Messa. 
No! 
Tutti a Roma invece per commemorare il "discorso alla Luna" e i Media ci bombarderanno con le dirette! Guardando in positivo, hai visto mai che con il flusso delle alte e basse maree, effettivamente, la Luna non finirà per dare una mano a sommergere questa sindrome delle commemorazioni sentimentaliste? 
La voce nel video rincara la dose e dice: dopo che la Chiesa si era costituita in una torre d'avorio dentro la società, dopo aver guardato alla modernità con sospetto, condannandola, finalmente è arrivato un Papa, anziano, che ha avuto il coraggio di spezzare questa torre.... e scendere così, finalmente, nella modernità. 
Qui c'è un errore di fondo, se non proprio malafede, la Chiesa non ha mai condannato la "modernità o il progresso" ma il "modernismo e il progressismo", termini che portano a problematiche completamento diverse. 
Certo che si è guardato "con sospetto" alla modernità, proprio per valutare più saggiamente l'infiltrazione del modernismo, vera piaga per il mondo. 
Quindi, prosegue il video che: questo Papa anziano, anche lui sospettoso verso la modernità, con coraggio ed anche con qualche spregiudicatezza.... 
Ma che significa "con qualche spregiudicatezza"? 
L'evento di un Concilio non era una novità per la Chiesa, così come non lo sarebbero stati i problemi che sarebbero sorti. 
Nel Compendio al n.512, leggiamo: "Per questo la Chiesa rifiuta le ideologie associate nei tempi moderni al «comunismo» o alle forme atee e totalitarie di «socialismo». Inoltre, essa rifiuta, nella pratica del «capitalismo», l'individualismo e il primato assoluto della legge del mercato sul lavoro umano". 
Ma questo fratelli e sorelle carissimi è il volto del modernismo che la Chiesa infatti rigetta, non è la modernità correttamente intesa nel suo benefico progresso! 
Quindi in cosa sarebbe "cambiata la Chiesa" se quanto condannava ieri continua a condannare oggi? 

Nel 29.Novembre.2007, in un Convegno tenuto alla Pontificia Università di san Tommaso per i Cento anni della Pascendi Dominicis grecis di San Pio X (8. Settembre 1907) monsignor Luigi Negri, Vescovo di San Marino e Montefeltro al quale è stato affidato il discorso di chiusura, ha riportato il problema dell’equivoco post-conciliare ricordando la condanna della “ermeneutica della discontinuità” da parte di Papa Benedetto XVI. “L'errore di una ermeneutica della rottura, della discontinuità, che vede il Vaticano II come l’alba di una nuova chiesa”, ha commentato. 
San Pio X – ha affermato mons. Negri – ha dimostrato come tutte quelle correnti vicine al razionalismo e al modernismo portano inevitabilmente all’ateismo. 
Esse rappresentano un impietoso tentativo di eliminare Dio dalla considerazione della vita e della società. Se si elimina il divino, l’uomo diventa oggetto di manipolazione in tutti i sensi (...) 
I totalitarismi non sono stati ‘incidenti di percorso’ ma consapevoli e deliberate costruzioni di società senza Dio”. “Oggi ci troviamo di fronte a una battaglia epocale tra una concezione autentica e una concezione razionalista e ‘massonica’ della Chiesa – ha proseguito il presule –. 
Parimenti c’è un ecumenismo giusto, quello che affianca al dialogo la missione e un ecumenismo ‘d’accatto’ che contrappone dialogo e missione”. 
All’inizio del secolo attuale, nell’anno giubilare è stata pubblicata la dichiarazione Dominus Jesus che indica chiaramente nella Chiesa la fonte della verità: auspichiamo che insieme al Sillabo e alla Pascendi, anche la Dominus fra cento anni possa essere ricordato come il documento magisteriale che ha impedito la dissoluzione del cattolicesimo nel mondo”, ha poi concluso mon. Negri. 

La voce nel video dice ancora: Papa Giovanni XXIII credeva positivamente nelle novità del mondo, vedeva positivamente il progresso.... 
Quale Papa in passato non ha mai guardato con sospetto, che noi definiamo teologicamente "prudenza" ciò che poi si univa al progresso della società in cui viveva? 
E al contempo guardava con favore al vero progresso?

Mons. Luigi Maria Carli (1914-1986) già Vescovo di Segni e Gaeta, ha scritto nel 1969 "Nova et Vetera, Tradizione e progresso nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, ad un certo punto scrive: 
"Si ripete spesso, con l’aria, quasi di chi alza la voce per farsi coraggio: “Non sono più i tempi degli scismi! Roba del passato!”. 
Fosse vero. 
Ma perché mai gli scismi non sarebbero oggi più possibili? 
Dove sta scritto? 
Chi l’ha decretato? E non dimentichiamo che, ancorché non più dichiarati formalmente, come un tempo, mediante la pubblica affissione di tesi ereticali da una parte e bolle di scomunica dall’altra, gli scismi più insidiosi e deleteri rimangono quelli negati a parole ma esistenti nei fatti. 
La conclamata volontà di certi novatori di “andare avanti restando nella Chiesa” potrebbe anche significare il deliberato proposito di giuocare allo svuotamento del cristianesimo dal di dentro, di “portare l’infedeltà nel cuore stesso della Chiesa”
Costoro potrebbero rimanere dentro le strutture, perché gli riesca più facile “non solamente interpretare la realtà della Chiesa, ma cambiarla, alla luce del vangelo di Gesù Cristo”. 
Questo fenomeno — riconosciamolo pure, con sincerità — non avveniva dopo i Concili del passato, quando i contestatori del magistero ecclesiastico se ne separavano apertamente. 
Così, almeno, la nettezza delle posizioni assicurava la purezza della fede dei cattolici!
Trovo scritto che lo sbalordimento prodotto dai fenomeni che avvengono oggi nella Chiesa “non arriverà certo al vertice parossistico quale lo vide S. Girolamo, quando nel 350, dopo furiosi dibattiti politico-conciliari, rivelò che il mondo intero, addolorato, era stupito di ritrovarsi ariano”. 
Non arriverà certo... 
Ma donde tanta certezza? 
Perché non potrebbe accadere, poniamo tra qualche decennio, che un secondo S. Girolamo fosse costretto a riconoscere, gemendo, che l’intera cristianità non si ritrova più cristiana?"

***
Alla luce di queste parole ed ascoltando i Papi che parlano di scristianizzazione, apostasia, ed oggi l'indizione di un Anno della Fede, come non essere autorizzati a pensare come allora pensava san Girolamo e rivelare che il mondo intero non è neppure più stupito di ritrovarsi ateo? 
A cosa mi serve il cortile dei gentili, sul sacrato di una Basilica, dove un cardinale non parla per convertire, ma per passare il tempo in amicizia, e dove l'ospite, felice di essere ateo, conversa amichevolmente con un principe della Chiesa di moralità e viene pur applaudito? 
E' questo il cambiamento che voleva lo Spirito Santo? 
Se è si, allora a cosa mi serve un Anno della Fede? 
Per quale motivo dovrei impegnarmi se esiste una corte dei gentile nella quale posso esternare il mio ateismo ed essere applaudito per questo da un Cardinale della Chiesa? 
Se è no, allora cosa mi serve andare a fare una fiaccolata per ricordare un discorso "alla Luna" mentre milioni di bambini continuano ad essere uccisi per la legge sull'aborto che l'ospite alla corte dei gentili non ha mai menzionato parlando di morale? 
Scriveva con profetico monito mons. Carli sopra riportato: "
Ma tra i “segni dei tempi” registriamo ancor questo, con stupore e dolore: il nessun conto che fanno molti cattolici, chierici e laici, della parola del Papa, quando non la coprono d’irriverente sarcasmo o non ne fanno segno di contraddizione!" 
 La regola dello sviluppo nella Chiesa tra il concetto di PROGRESSO E TRADIZIONE, la troviamo formulata -citata anche dallo stesso Benedetto XVI- fin dall’anno 434 in un’opera di S. Vincenzo Lirinense: 
Dirà forse qualcuno: Non si dà, dunque, progresso alcuno della religione nella Chiesa di Cristo? 
Altroché se si dà, e grandissimo! Chi vorrà essere tanto ostile agli uomini e tanto odioso a Dio da tentare di impedire un simile progresso? 
Però avvenga in modo tale da esser veramente un progresso della fede e non un’alterazione. 
Progredire, infatti, significa che una cosa si amplifica rimanendo se stessa; mutamento, invece, significa che una cosa passa a diventare un’altra cosa. 
È necessario, dunque, che crescano — e crescano molto gagliardamente — col passare delle generazioni e dei tempi l’intelligenza e la scienza e la sapienza della fede sia nel singolo sia presso la comunità, sia in ciascun cristiano sia in tutta la Chiesa: però la crescita della fede avvenga soltanto ferma restando la sua propria natura, cioè entro l’ambito dello stesso dogma, nel medesimo significato e nella medesima sentenzain suo dumtaxat genere, in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia” (Commonitorium,23 -PL50,667). 
Quello che rattrista è che proprio ai Vescovi della CEI, che non mandano in onda queste parole su TV2000, il Papa Benedetto XVI aveva ripetuto il 24 maggio 2012:
«Quel che più di tutto interessa il Concilio è che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace», affermava il Beato Papa Giovanni XXIII nel discorso d’apertura. E vale la pena meditare e leggere queste parole. 
Il Papa impegnava i Padri ad approfondire e a presentare tale perenne dottrina in continuità con la tradizione millenaria della Chiesa, «trasmettere pura ed integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti», ma in modo nuovo, «secondo quanto è richiesto dai nostri tempi» (Discorso di solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, 11 ottobre 1962). 
Questa è l'unico "discorso" che dobbiamo commemorare, non il discorso alla Luna ".