Amici, il 23 febbraio il santo Padre Benedetto XVI ha tenuto un Discorso ai Parroci e al Clero di Roma, per il consueto incontro quaresimale. La Lectio Divina del Sommo Pontefice, seppur rivolta al Clero, investe davvero ogni battezzato in quella meditazione che ci aiuta a rivalutare il nostro ruolo nella Chiesa e nel mondo. La Lectio approfondisce tre virtù: l'umiltà, la mansuetudine, la fede nella verità. Buona meditazione a tutti.
Il testo integrale lo troverete qui: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2012/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20120223_parroci-roma_it.html
Il Papa ai cardinali nel nuovo Concistoro 18.2.2012:
Il dono totale di sé offerto da Cristo sulla croce sia per voi
principio, stimolo e forza per una fede che opera nella carità. La
vostra missione nella Chiesa e nel mondo sia sempre e solo «in Cristo»,
risponda alla sua logica e non a quella del mondo, sia illuminata
dalla fede e animata dalla carità che provengono a noi dalla Croce
gloriosa del Signore
OMELIA DEL SANTO PADRE
«Tu
es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam».
Venerati Fratelli, cari fratelli e sorelle!
Con
queste parole il canto d’ingresso ci ha introdotto nel solenne e
suggestivo rito del Concistoro ordinario pubblico per la creazione dei
nuovi Cardinali, l’imposizione della berretta, la consegna dell’anello e
l’assegnazione del titolo. Sono le parole efficaci con le quali Gesù
ha costituito Pietro quale saldo fondamento della Chiesa. Di tale
fondamento la fede rappresenta il fattore qualificativo: infatti Simone
diventa Pietro – roccia – in quanto ha professato la sua fede in Gesù
Messia e Figlio di Dio. Nell’annuncio di Cristo la Chiesa viene legata a
Pietro e Pietro viene posto nella Chiesa come roccia; ma colui che
edifica la Chiesa è Cristo stesso, Pietro deve essere un elemento
particolare della costruzione. Deve esserlo mediante la fedeltà alla
sua confessione fatta presso Cesarea di Filippo, in forza
dell’affermazione: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
Le
parole rivolte da Gesù a Pietro mettono bene in risalto il carattere
ecclesiale dell’odierno evento. I nuovi Cardinali, infatti, tramite
l’assegnazione del titolo di una chiesa di questa Città o di una Diocesi
suburbicaria, vengono inseriti a tutti gli effetti nella Chiesa di
Roma guidata dal Successore di Pietro, per cooperare strettamente con
lui nel governo della Chiesa universale. Questi cari Confratelli, che
fra poco entreranno a far parte del Collegio Cardinalizio, si uniranno
con nuovi e più forti legami non solo al Romano Pontefice ma anche
all’intera comunità dei fedeli sparsa in tutto il mondo.
Nello
svolgimento del loro particolare servizio a sostegno del ministero
petrino, i neo-porporati saranno infatti chiamati a considerare e
valutare le vicende, i problemi e i criteri pastorali che toccano la
missione di tutta la Chiesa. In questo delicato compito sarà loro di
esempio e di aiuto la testimonianza di fede resa con la vita e con la
morte dal Principe degli Apostoli, il quale, per amore di Cristo, ha
donato tutto se stesso fino all’estremo sacrificio. E’ con questo
significato che è da intendere anche l’imposizione della berretta
rossa.
Ai nuovi Cardinali è affidato il servizio
dell’amore: amore per Dio, amore per la sua Chiesa, amore per i
fratelli con una dedizione assoluta e incondizionata, fino all’effusione
del sangue, se necessario, come recita la formula di imposizione della
berretta e come indica il colore rosso degli abiti indossati. A loro,
inoltre, è chiesto di servire la Chiesa con amore e vigore, con la
limpidezza e la sapienza dei maestri, con l’energia e la fortezza dei
pastori, con la fedeltà e il coraggio dei martiri. Si tratta di essere
eminenti servitori della Chiesa che trova in Pietro il visibile
fondamento dell’unità.
Nel brano evangelico poc’anzi proclamato, Gesù si
presenta come servo, offrendosi quale modello da imitare e da seguire.
Dallo sfondo del terzo annuncio della passione, morte e risurrezione
del Figlio dell’uomo, si stacca con stridente contrasto la scena dei
due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, che inseguono ancora sogni di
gloria accanto a Gesù. Essi gli chiesero: «Concedici di sedere, nella
tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (Mc 10,37).
Folgorante è la replica di Gesù e inatteso il suo interrogativo: «Voi
non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo?» (v.
38).
L’allusione è chiarissima: il calice è quello
della passione, che Gesù accetta per attuare la volontà del Padre. Il
servizio a Dio e ai fratelli, il dono di sé: questa è la logica che la
fede autentica imprime e sviluppa nel nostro vissuto quotidiano e che
non è invece lo stile mondano del potere e della gloria.
Giacomo
e Giovanni con la loro richiesta mostrano di non comprendere la logica
di vita che Gesù testimonia, quella logica che - secondo il Maestro -
deve caratterizzare il discepolo, nel suo spirito e nelle sue azioni.
E
la logica errata non abita solo nei due figli di Zebedeo perché,
secondo l’evangelista, contagia anche «gli altri dieci» apostoli che
«cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni» (v. 41). Si
indignano, perché non è facile entrare nella logica del Vangelo e
lasciare quella del potere e della gloria. San Giovanni Crisostomo
afferma che tutti gli apostoli erano ancora imperfetti, sia i due che
vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di
loro (cfr Commento a Matteo, 65, 4: PG 58, 622). E commentando i passi
paralleli nel Vangelo secondo Luca, san Cirillo di Alessandria
aggiunge: «I discepoli erano caduti nella debolezza umana e stavano
discutendo l’un l’altro su chi fosse il capo e superiore agli altri …
Questo è accaduto e ci è stato raccontato per il nostro vantaggio…
Quanto è accaduto ai santi Apostoli può rivelarsi per noi un incentivo
all’umiltà» (Commento a Luca, 12, 5, 24: PG 72, 912). Questo episodio
dà modo a Gesù di rivolgersi a tutti i discepoli e «chiamarli a sé»,
quasi per stringerli a sé, a formare come un corpo unico e indivisibile
con Lui e indicare qual è la strada per giungere alla vera gloria,
quella di Dio: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i
governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono.
Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà
vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di
tutti» (Mc 10,42-44).
Dominio e servizio, egoismo e
altruismo, possesso e dono, interesse e gratuità: queste logiche
profondamente contrastanti si confrontano in ogni tempo e in ogni
luogo. Non c’è alcun dubbio sulla strada scelta da Gesù: Egli non si
limita a indicarla con le parole ai discepoli di allora e di oggi, ma la
vive nella sua stessa carne.
Spiega infatti: «Anche
il Figlio dell’uomo non è venuto a farsi servire, ma per servire e dare
la propria vita in riscatto di molti» (v. 45). Queste parole
illuminano con singolare intensità l’odierno Concistoro pubblico. Esse
risuonano nel profondo dell’anima e rappresentano un invito e un
richiamo, una consegna e un incoraggiamento specialmente per voi, cari e
venerati Fratelli che state per essere annoverati nel Collegio
Cardinalizio. Secondo la tradizione biblica, il Figlio dell’uomo è
colui che riceve il potere e il dominio da Dio. Così nel Libro di
Daniele (cfr Dn 7,13s). Gesù interpreta la sua missione sulla terra
sovrapponendo alla figura del Figlio dell’uomo quella del Servo
sofferente, descritto da Isaia (cfr Is 53,1-12). Egli riceve il potere e
la gloria solo in quanto «servo»; ma è servo in quanto accoglie su di
sé il destino di dolore e di peccato di tutta l’umanità. Il suo
servizio si attua nella fedeltà totale e nella responsabilità piena
verso gli uomini. Per questo la libera accettazione della sua morte
violenta diventa il prezzo di liberazione per molti, diventa l’inizio e
il fondamento della redenzione di ciascun uomo e dell’intero genere
umano.
Cari Fratelli che state per essere annoverati nel
Collegio Cardinalizio! Il dono totale di sé offerto da Cristo sulla
croce sia per voi principio, stimolo e forza per una fede che opera
nella carità. La vostra missione nella Chiesa e nel mondo sia sempre e
solo «in Cristo», risponda alla sua logica e non a quella del mondo,
sia illuminata dalla fede e animata dalla carità che provengono a noi
dalla Croce gloriosa del Signore.
Sull’anello che tra
poco vi consegnerò, sono raffigurati i santi Pietro e Paolo, con al
centro una stella che evoca la Madonna. Portando questo anello, voi
siete richiamati quotidianamente a ricordare la testimonianza che i due
Apostoli hanno dato a Cristo fino alla morte per martirio qui a Roma,
fecondando così la Chiesa con il loro sangue. Mentre il richiamo alla
Vergine Maria, sarà sempre per voi un invito a seguire colei che fu
salda nella fede e umile serva del Signore.
Concludendo questa breve riflessione, vorrei rivolgere il
mio cordiale saluto e ringraziamento a tutti voi presenti, in
particolare alle Delegazioni ufficiali di vari Paesi e alle
Rappresentanze di numerose Diocesi. I nuovi Cardinali, nel loro
servizio, sono chiamati a rimanere sempre fedeli a Cristo, lasciandosi
guidare unicamente dal suo Vangelo. Cari fratelli e sorelle, pregate
perché in essi possa rispecchiarsi al vivo il nostro unico Pastore e
Maestro, il Signore Gesù, fonte di ogni sapienza, che indica la strada a
tutti. E pregate anche per me, affinché possa sempre offrire al Popolo
di Dio la testimonianza della dottrina sicura e reggere con mite
fermezza il timone della santa Chiesa.
Amici, in poche strofe, l'arte cattolica della musica sacra, ha saputo donarci dei veri capolavori dottrinali. Spesso li riteniamo difficili perchè in latino, proviamo allora con il sistema del Karaoke a cantare, aprendo cuore e mente a quel sensum fidei che fa grande la Chiesa in ogni tempo e ci santifica.... Il Tantum ergo Sacramentum è inserito nel Pange lingua, anche se spesso lo cantiamo a parte nell'Adorazione Eucaristica.
Pange, lingua, gloriósi Córporis mystérium, Sanguinisque pretiosi, Quem in mundi pretium Fructus ventris generosi Rex effudit gentium.
Nobis datus, nobis natus Ex intacta Virgine, Et in mundo conversatus, Sparso verbi semine, Sui moras incolatus Miro clausit ordine.
In supremæ nocte cenæ recumbens cum fratribus, observata lege plene cibis in legalibus Cibum turbæ duodenæ se dat suis manibus.
Verbum caro, panem verum verbo carnem efficit: fitque sanguis Christi merum, et si sensus deficit, ad firmandum cor sincerum sola fides sufficit.
Tantum ergo sacramentum veneremur cernui, et antiquum documentum novo cedat ritui; præstet fides supplementum sensuum defectui.
Genitori Genitoque laus et iubilatio, salus, honor, virtus quoque sit et benedictio; Procedenti ab utroque compar sit laudatio. Amen.
***************************************** Canta, o mia lingua, il mistero del corpo glorioso e del sangue prezioso che il Re delle nazioni, frutto benedetto di un grembo generoso, sparse per il riscatto del mondo.
Si è dato a noi, nascendo per noi da una Vergine purissima, visse nel mondo spargendo il seme della sua parola e chiuse in modo mirabile il tempo della sua dimora quaggiù.
Nella notte dell'ultima Cena, sedendo a mensa con i suoi fratelli, dopo aver osservato pienamente le prescrizioni della legge, si diede in cibo agli apostoli con le proprie mani.
Il Verbo fatto carne cambia con la sua parola il pane vero nella sua carne e il vino nel suo sangue, e se i sensi vengono meno, la fede basta per rassicurare un cuore sincero.
Adoriamo, dunque, prostrati un sì gran sacramento; l'antica legge ceda alla nuova, e la fede supplisca al difetto dei nostri sensi.
Gloria e lode, salute, onore, potenza e benedizione al Padre e al Figlio: pari lode sia allo Spirito Santo, che procede da entrambi. Amen.
V. Panem de caelo praestitisti eis. R. Omne delectamentum in se habentem.
Oremus: Deus, qui nobis sub sacramento mirabili, passionis tuae memoriam reliquisti: tribue, quaesumus, ita nos corporis et sanguinis tui sacra mysteria venerari, ut redemptionis tuae fructum in nobis iugiter sentiamus. Qui vivis et regnas in saecula saeculorum. R. Amen.
Cari Amici il Papa ci ha fatto dono di un Messaggio per la Quaresima davvero magistrale! Egli ci chiama a riscoprire la correzione fraterna denunciando, paternamente, il disordine e l'incoerenza di taluni cristiani che invece di correggere il fratello che commette un peccato, si adegua alle mode dei tempi.... Augurando a tutti una Santa Quaresima, facciamo nostro questo Messaggio, e doniamolo al prossimo! http://www.gloria.tv/?media=255533