Il Pancarpium Marianum
1607: regnano felicemente sui Paesi Bassi Spagnoli Alberto d’Austria e Isabella Clara Eugenia di Spagna.
Strana coppia in effetti. Lui prima di sposarsi era Cardinale, Primate
di Spagna, senza essere stato ordinato peraltro; lei ha passato gli
ultimi vent’anni, vedova, da monaca clarissa, come Governatore dei Paesi
Bassi in favore del re di Spagna. Appartenevano a grandi famiglie
nobiliari con straordinari retaggi culturali : Alberto era figlio
dell’imperatore Massimiliano II e di Maria d’Asburgo; Isabella era
figlia di Filippo II di Spagna e di Elisabetta di Valois. Carlo V era il
nonno paterno di lei e materno di lui. Nonna di Isabella era Caterina
de’ Medici.
Coppia
felice dicono. Certamente interessata e aperta ai grandi temi della
fede, alle istanze della cultura e dell’arte. Bruxelles divenne
importante snodo della cultura e della diplomazia europea.
La loro vicenda si intreccia con quella di un rinomato predicatore e scrittore: padre Giovanni David, gesuita. Questi nel 1607 pubblica un’opera in due parti dedicata alla coppia reale: Paradisum sponsi et sponsae [...] e, come seconda parte dedicata in particolare a Isabella, il Pancarpium Marianum septemplici titulorum serie distinctum [...].
La finalità dell’opera viene esplicitata con chiarezza nel sottotitolo: affinché corriamo dietro il profumo della Beata Vergine e perché Cristo sia formato in noi.
Imitando Maria, identificandosi con il suo percorso, ciascuno si trova a
sperimentare la verità del detto evangelico che recita: “Chi compie la
volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre” (Mc 3,35). Chi
crede rivive l’esperienza di Paolo: “Figlioli miei, che io di nuovo
partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi!” (Gal
4,19).
Nell’introduzione
padre David cita anche anche la sua fonte patristica: Ambrogio di
Milano. Il santo vescovo commentando l’incontro tra il Risorto e la
Maddalena afferma: “Allora le disse il Signore: Maria, guardami. Quando
non crede è donna, quando comincia a convertirsi è chiamata Maria, cioè
riceve il nome di colei che ha partorito Cristo. E’ infatti un’anima
che spiritualmente concepisce Cristo” (De virg.; l. 3).
Ecco qualche riga introduttiva dell’autore:
“Dobbiamo ora osservare che a ragione siamo chiamati non solo semplici
madri della nostra vita migliore, come è dimostrato da vari passi della
Scrittura, ma anche madri di Cristo e per così dire spirituali Marie.
Poiché mentre ci rappresentiamo a imitazione di Cristo, secondo il
significato etimologico, o ci studiamo di fare altrettanto con gli
altri, noi stessi concepiamo, partoriamo, educhiamo Cristo. Infatti come
nel battesimo ci siamo rivestiti di Cristo e siamo divenuti per
adozione figli di Dio e fratelli di Cristo, così noi facciamo la stessa
cosa in modo nuovo con la santità di una vita e di un comportamento
davvero cristiano” (citazione dal Preambolo nella traduzione
di: Testi mariani del secondo millennio, a cura di Angelo Amato, Stefano
De Fiores, Roma 2003, 453).
Non
inventa nulla dunque padre Giovanni, inserendosi in una delle molte
correnti spirituali che attraversano il cristianesimo. Eppure è
tutt’altro che scontato il suo procedere rimandando continuamente a
Cristo. A volte la spiritualità mariana ha preso sentieri non così
chiari. L’autore invece non molla mai la presa: ogni singolo titolo
mariano è sempre riferito a Cristo. Maria è donna che non ferma mai lo
sguardo su di sé, rimandando sempre Oltre.
Per
introdurre a questo cammino il gesuita sceglie o inventa 50 titoli
mariani, raggruppandoli in sette gruppi che identificano diverse fasi
della vita spirituale:
Ogni
titolo mariano è corredato da una stampa, che non ha solo funzione
estetica. Tra testo e immagine c’è un nesso strettissimo di continuo
rimando reciproco. Notate come le lettere a margine del testo tornino
nella stampa:
La prima stampa del Pancarpium
è del 1607. Fu un grande successo che oltre alla versione originale
latina conobbe anche traduzioni in francese, tedesco e polacco. Arrivò
presto anche a Brescia dato che nel 1618 la volta della chiesa era già
affrescata con immagini tratte da quel testo.
Si
tratta di somiglianze quasi imbarazzanti se volessimo portare avanti
una presunta originalità del Cossali, cui si devono i disegni
preparatori mentre l’esecuzione fu subappaltata a un certo Stefano
Viviani.
In realtà il pittore e il suo committente, padre Maurizio Luzzari, scelsero di semplificare le immagini del Pancarpium togliendo tutte le parti simboliche retrostanti la scena principale.
L’altra
rilevante operazione del Cossali e del Luzzari fu la scelta di quali
titoli utilizzare, ne erano disponibili cinquanta, e in quale ordine. Su
questo cercheremo di riflettere e di ricostruire dato che non abbiamo
documenti che raccontino questa fase.
P.S.: puoi leggertelo tutto, in latino, in Google Libri cliccando qui
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