L'ARTE CATTOLICA
DELL'INGINOCCHIARSI DAVANTI A DIO
Il santo Padre Benedetto XVI da maggio 2008 in occasione della
Festa del Corpus Domini, ha deciso, nelle Messe da lui celebrate, che i fedeli
ricevano la Comunione dalla sue mani in bocca e in ginocchio, su inginocchiatoi
messi a tal fine davanti all’altare. Nello stesso tempo aveva già riportato il
Crocefisso sull'Altare raccomandando, con
mitezza e con responsabilizzazione, che tutte le Chiese (ossia anche le
Parrocchie) si adoperassero per una corretta interpretazione della Riforma
liturgica del Concilio Vaticano II, la quale non ha mai fatto propria Norma quelle
alcune modifiche nella Messa che, invece, presero il sopravvento producendo
abusi e dissacralità nella Messa stessa.
Approfondiamo,
almeno un poco, la disciplina della Chiesa su questo tema!
Il Cardinale
Antonio Cañizares, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti l’ha esposto in sintesi e con grande chiarezza
nel febbraio del 2009 in un’intervista alla rivista “30 Giorni”:
“Come è noto, l’attuale disciplina universale
della Chiesa prevede che di norma la Comunione venga distribuita nella bocca
dei fedeli. C’è poi un indulto che permette, su richiesta degli episcopati, di
distribuire la Comunione anche sul palmo della mano. Questo è bene ricordarlo.
Il Papa, poi, per dare maggiore risalto alla dovuta reverenza con cui dobbiamo
accostarci al Corpo di Gesù, ha voluto che i fedeli che prendono la Comunione
dalle sue mani lo facciano in ginocchio. Mi è sembrata un’iniziativa bella ed
edificante del Vescovo di Roma.”
Di
conseguenza, lo stesso Cardinale, che allora era ancora Primate di Spagna e
Arcivescovo di Toledo, dispose che nella chiesa Cattedrale di Toledo si
ponesse un inginocchiatoio per coloro che desideravano “comunicarsi con rispetto e come lo fa il Papa”, ricevendo la
Comunione in ginocchio.
E ancora: “Le liturgie pontificie infatti sono sempre state, e sono
tuttora, di esempio per tutto l’orbe cattolico”.
Non è un
segreto che Benedetto XVI ha sempre sostenuto la Comunione in ginocchio.
Quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede,
sottolineava che la pratica di inginocchiarsi per ricevere la Sacra
Comunione ha a suo favore una tradizione plurisecolare, ed è un segno
particolarmente espressivo di adorazione, del tutto appropriato in ragione
della vera, reale e sostanziale presenza di Nostro Signore Gesù Cristo sotto le
specie consacrate. Dietro il gesto di inginocchiarsi il Papa vede, dunque, niente
meno che una conseguenza della fede cattolica nella presenza reale di Cristo
nell’Eucaristia.
Vale la pena
penetrare maggiormente il suo pensiero, attraverso le pagine della sua opera “Lo spirito della Liturgia”,
pubblicata quando era ancora Cardinale. Nel capitolo dedicato al tema della
prostrazione, dice: “L’espressione con cui Luca descrive l’atto
di inginocchiarsi dei cristiani è
sconosciuta nel greco classico. Si tratta di una parola specificamente
cristiana. Può essere che la cultura moderna non capisca il gesto di
inginocchiarsi, nella misura in cui è una cultura che si è allontanata dalla
fede e non conosce ormai Colui di fronte al quale inginocchiarsi è il gesto
appropriato, anzi, interiormente necessario. Chi impara a credere, impara anche
ad inginocchiarsi. Una fede o una liturgia che non conoscesse l’atto di
inginocchiarsi sarebbe ammalata nel punto centrale. Là dove questo gesto sia andato perduto, bisogna impararlo di nuovo,
per rimanere con la nostra preghiera in comunione con gli apostoli e i martiri,
in comunione con tutto il cosmo e in unità con Gesù Cristo stesso”.
Conoscere,
credere, rimanere nella fede, queste sono le condizioni di base da cui nasce il
“bisogno interiore” di inginocchiarsi.
Dove la pratica di inginocchiarsi si è persa, “bisogna impararla di nuovo”,
diceva l’allora Cardinale Ratzinger.
E di nuovo, nella sua prima Esortazione Apostolica, Sacramentum
Caritatis (2007), il Santo Padre riafferma: “Un segnale convincente dell’efficacia che la catechesi eucaristica ha
sui fedeli è sicuramente la crescita in loro del senso del mistero di Dio
presente tra noi. Ciò può essere verificato attraverso specifiche
manifestazioni di riverenza verso l’Eucaristia, a cui il percorso mistagogico
deve introdurre i fedeli. Penso, in
senso generale, all’importanza dei gesti e della postura, come l’inginocchiarsi
durante i momenti salienti della preghiera eucaristica”.
Monsignor
Guido Marini, Maestro
delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, riassume quest’insegnamento papale
dicendo che, ricevendo la Comunione in
ginocchio e in bocca, si sottolinea “la
verità della presenza Reale di Cristo nell’Eucaristia, aiuta la devozione dei
fedeli e introduce più facilmente il senso di mistero”.
Inoltre egli faceva presente in una intervista a Radio Vaticana, nell'aprile
2011: "Nell'ambito liturgico, ciò che il Papa sta indicando con la sua
parola e con il suo esempio, è
l'applicazione compiuta e fedele del Concilio Vaticano II, in sviluppo
armonico con tutta la tradizione liturgica precedente della Chiesa. Il Santo
Padre è un Maestro di liturgia, per quanto riguarda i contenuti, l'insegnamento
e il pensiero, e allo stesso tempo un grande 'liturgo', perché ci insegna l'arte della celebrazione.
Benedetto XVI ha mutato la liturgia con il suo stesso stile celebrativo
e allo stesso tempo con le sue indicazioni e orientamenti. Il Papa ha applicato e sta applicando alla lettera come deve essere
celebrata la Messa voluta dalla Riforma del Concilio...", i sacerdoti
e i Vescovi, pertanto, dovrebbero così obbedire al Papa nel fare proprie le sue
istanze liturgiche. E lo stesso Pontefice, spiegava mons. Guido Marini, è
ritornato spesso sul concetto che Roma rimane "il modello verso il quale
tutte le altre chiese devono guardare".
Insomma, è il Papa a chiedere che si celebri la Liturgia con quella
sacralità venuta meno nelle celebrazioni parrocchiali, ci vuole una buona dose
di mala fede per dire "io non lo sapevo!"....
Ci piace
sottolineare che grazie anche al Motu Proprio Summorum Pontificum,
assistiamo di recente ad una responsabilizzazione da parte di molti Vescovi
della Chiesa, verso questa santa disciplina. Sarebbe infatti fuorviante
relegare questo prezioso MP esclusivamente al ritorno della Messa nella forma
Straordinaria, poichè è il Papa stesso a richiedere attraverso questo
Documento, una riforma della Messa nella forma Ordinaria, purificandola dai
tanti abusi di questi anni e dove la Messa nella forma Straordinaria, invece,
resta un 'ottimo esempio ed una grande testimonianza della sacralità liturgica che
dobbiamo riportare allo scoperto.
Vorremmo
menzionare soprattutto il Vescovo Athanasius
Schenider il quale ha scritto anche un prezioso libretto "Dominus Est" edito dalla Libreria Vaticana, sul come ricevere la Sacra
Comunione e il perchè dell'inginocchiarsi davanti al Mistero.
L'arte
dell'inginocchiarsi è, per noi cattolici, un segno caratteristico e
identificativo non semplicemente di una forma di cultura, ma molto più, di
quella identità che ci vede consapevoli del Mistero di Gesù-Ostia-Santa che
abbiamo davanti a noi e davanti al quale, appunto, ci inginocchiamo.
Taluni hanno
frettolosamente ingannato se stessi e molti fedeli ricorrendo ad immagini della
Chiesa primitiva secondo le quali, e secondo la loro interpretazione, i
cristiani non si inginocchiavano davanti al Risorto, ma si prostravano!
A rigor del
vero occorre dire che questa motivazione è sbagliata ed è malamente
interpretata. Nessuno di fatto sa con certezza quale atteggiamento assunsero i
Discepoli davanti al Cristo Risorto, parlando di prostrazione va detto che essa
veniva fatta generalmente proprio da una posizione che partiva dallo stare in
ginocchio e, seduti sui talloni, ci si prostrava con la fronte fino a toccare
terra.
Bisogna
sottolineare che in discussione non viene messo lo stare in piedi, per esempio,
nelle invocazioni, nell'ascoltare la Parola di Dio, o nel seguire i canti,
quanto piuttosto assistiamo da tempo ad una battaglia contro la forma
dell'inginocchiarsi.
Del resto, per noi
Cattolici, vale per tutto il suggerimento della Sacra Scrittura che lo stesso
sante Padre Domenico insegnava ai suoi Frati:
Venite,
prostràti adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati (Salmo
94,6).
Sant'Agostino, con una immagine
efficace, ci spiega la nostra situazione.
E' vero,
spiega il santo Padre della Chiesa, che la nostra fede cristiana è racchiusa
nella gioia della Risurrezione, la Pasqua rende incontenibile la nostra gioia
con inni, salmi, canti di lode e giubilo, ma
la nostra vita sulla terra è una Quaresima!
Il santo
Padre Agostino, in alcune sue catechesi, rimarca l'atteggiamento che dobbiamo
assumere, ci ricorda che la Pasqua per
noi è prefigurazione della gloria che vivremo mentre, la realtà che viviamo
sulla terra è la Quaresima, per questo la Chiesa insegna il digiuno, la
penitenza, la prostrazione, quello stare in ginocchio mentre mendichiamo
davanti a Dio le nostre suppliche. Sant'Agostino cita, come esempio i passi dei
Vangeli in cui è insegnato quale atteggiamento dobbiamo assumere quando
Preghiamo, quando siamo davanti al Signore:
- Matteo
17,15 che, gettatosi in ginocchio,
gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre
molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua;
- Marco 1,40
Allora venne a lui un lebbroso: lo
supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!».
- Marco
10,17 Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui,
gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
- Luca 5,8
Al veder questo, Simon Pietro si gettò
alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un
peccatore».
In un
articolo comparso sull'Osservatore Romano 4 agosto 2008, così spiegava mons.
Nicola Bux: Il sacerdote, per celebrare con arte il servizio liturgico, non
deve ricorrere ad accorgimenti mondani ma concentrarsi sulla verità dell'Eucaristia.
L'Ordinamento generale del messale romano stabilisce: "Anche il presbitero...quando celebra
l'eucaristia, deve servire Dio e il
popolo con dignità e umiltà, e, nel modo
di comportarsi e di pronunziare le parole divine, deve far percepire ai fedeli la presenza viva di Cristo". Il prete non escogita nulla, ma col suo
servizio deve rendere al meglio agli
occhi e agli orecchi, ma anche al tatto, al gusto e all'olfatto dei fedeli,
il sacrificio e rendimento di grazie di Cristo e della Chiesa, al cui mistero
tremendo possono avvicinarsi quanti si sono purificati dai peccati. Come
possiamo avvicinarci a lui se non abbiamo il sentimento di Giovanni il
precursore: "è necessario che egli cresca e io diminuisca"(Gv 3, 20)? Se
vogliamo che il Signore cammini con noi, dobbiamo recuperare questa
consapevolezza, altrimenti priviamo dell'efficacia il nostro atto devoto: l'effetto dipende dalla nostra fede e dal
nostro amore.
"è necessario che egli cresca e io
diminuisca", per fare questo è indispensabile che ci si attivi non
solo spiritualmente, ma anche esternamente con atteggiamenti atti a far capire
come funziona questo meccanismo:
-
inginocchiandomi davanti all'Altissimo, Egli cresce di importanza davanti a me,
io mi faccio piccolo ed umile (inginocchiandomi) davanti a Lui.
L'atteggiamento che assumiamo
davanti agli altri, poichè siamo umani e sensibili ai gesti, ai segni, è
pertanto indispensabile per dare una vera, o presunta, o perfino una falsa
immagine del Mistero che celebriamo!
Nella
Lettera alla Congregazione per il Culto
Divino, del 21.9.2009, il futuro beato, Giovanni Paolo II, così scriveva e
ammoniva: "Il Popolo di Dio ha bisogno di vedere nei sacerdoti e nei diaconi un
comportamento pieno di riverenza e di dignità, capace di aiutarlo a penetrare
le cose invisibili, anche senza tante parole e spiegazioni. Nel Messale Romano,
detto di San Pio V, come in diverse Liturgie orientali, vi sono bellissime
preghiere con le quali il sacerdote esprime il più profondo senso di umiltà e
di riverenza di fronte ai santi misteri: esse rivelano la sostanza stessa di
qualsiasi Liturgia".
" anche senza tante parole e spiegazioni
".... Spesso è l'atteggiamento che
assumiamo ad essere per noi la testimonianza più concreta di quello in cui
crediamo.
Se vogliamo
essere credibili, dobbiamo assumere anche un atteggiamento di credibilità: se diciamo che Dio è Vivo è vero
nell'Eucarestia, allora non possiamo restare in piedi, o peggio seduti ( a meno
che non vi sia qualche grave impedimento fisico) è la stessa virtù dell'umiltà
sincera che ci fa piegare le ginocchia davanti al Sommo Re per poter supplicare
ieri come oggi:
- Matteo
17,15 che, gettatosi in ginocchio,
gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio......;
- Marco 1,40
Allora venne a lui un lebbroso: lo
supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!».
- Marco
10,17 Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui,
gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
- Luca 5,8
Al veder questo, Simon Pietro si gettò
alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un
peccatore»...
Sia lodato
Gesù Cristo!
LDCaterina63
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