«Madri di preti siete figlie dei vostri figli»
Con
la stessa gratitudine con cui guarda a Maria, che «ha dato alla luce
Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo», la Chiesa oggi continua a
guardare «a tutte le mamme dei sacerdoti e di quanti, ricevuta
quest’altissima vocazione, hanno intrapreso il cammino di formazione».
Ed è proprio per esprimere questo particolare grazie alle madri dei
preti e dei seminaristi, che il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della
Congregazione per il clero, ha deciso di inviare loro per la prima
volta una lettera nella solennità di Maria Santissima Madre Di Dio,
celebrata il 1° gennaio.
I figli, che queste donne «hanno accolto ed educato», sottolinea il porporato nel testo reperibile nel sito internet Clerus.org, «sono stati scelti da Cristo fin dall’eternità, per divenire suoi "amici prediletti" e, così, vivo e indispensabile strumento della sua presenza nel mondo».
Attraverso l’ordinazione, infatti, «la vita dei sacerdoti viene definitivamente presa da Gesù e immersa in lui, cosicché, in loro, è Gesù stesso che passa e opera tra gli uomini». Il cardinale, quindi, sottolinea l’importanza del compito affidato ai preti e ne rintraccia le radici proprio in quegli affetti e in quelle relazioni familiari di cui le madri sono solitamente le prime testimoni. «La vocazione sacerdotale, normalmente, ha nella famiglia, nell’amore dei genitori e nella prima educazione alla fede, quel terreno fertile nel quale la disponibilità alla volontà di Dio può radicarsi e trarre l’indispensabile nutrimento – sottolinea Piacenza –. Nel contempo, ogni vocazione rappresenta, anche per la stessa famiglia in cui sorge, un’irriducibile novità, che sfugge ai parametri umani e chiama tutti, sempre, a conversione».
Proprio come successo alla Vergine di Nazareth, quindi, la crescita di una vocazione è prima di tutto opera di una collaborazione tra Dio e l’uomo. In questo terreno fertile, secondo la riflessione del porporato, la scelta della vita sacerdotale porta un’autentica novità, nella quale «tutti i familiari - e le persone più vicine - sono coinvolti».
Ma «è certamente unica e speciale la partecipazione che è data di vivere alla mamma del sacerdote – ricorda Piacenza –. Uniche e speciali sono, infatti, le consolazioni spirituali, che le derivano dall’aver portato in grembo chi è divenuto ministro di Cristo. Ogni madre, infatti, non può che gioire nel vedere la vita del proprio figlio, non solo compiuta, ma investita di una specialissima predilezione divina che abbraccia e trasforma per l’eternità».
L’esperienza, poi, insegna che, nonostante la distanza dalla famiglia che la radicale scelta di Cristo produce, «la madre "riceve" il figlio sacerdote in un modo del tutto nuovo e inatteso, tanto da essere chiamata a riconoscere nel frutto del proprio grembo, per volontà di Dio, un "padre", chiamato a generare ed accompagnare alla vita eterna una moltitudine di fratelli. Ogni madre di un sacerdote – sottolinea il prefetto della Congregazione per il clero – è misteriosamente "figlia del suo figlio"». Questa paternità, che è il tratto caratteristico del sacerdozio, ha però bisogno «di essere accompagnata dalla preghiera assidua e dal personale sacrificio». Un sostegno che oggi appare «quanto mai urgente, soprattutto nel nostro Occidente secolarizzato» e «le mamme dei sacerdoti e dei seminaristi rappresentano un vero e proprio "esercito" che, dalla terra innalza al Cielo preghiere e offerte» a favore dei ministri ordinati.
Per questo il porporato rivolge, a nome di tutta la Chiesa, un ringraziamento e un incoraggiamento a queste madri, estendendolo «a tutte le donne, consacrate e laiche, che hanno accolto il dono della maternità spirituale nei confronti dei chiamati al ministero sacerdotale, offrendo la propria vita, la preghiera, le proprie sofferenze e le fatiche, come pure le proprie gioie, per la fedeltà e santificazione dei ministri di Dio». Così facendo esse sono partecipi della maternità di tutta la Chiesa, «che ha il suo modello e il suo compimento nella divina maternità di Maria».
Un abbraccio che si estende fino al cielo, a quelle madri «già chiamate da questa vita», che «in modo unico e, misteriosamente, molto più efficace» continuano a intercedere per i loro figli sacerdoti.
«Causa nostrae Letitiae – Causa della nostra Gioia»!
Il Popolo cristiano ha sempre venerato, con profonda gratitudine, la Beata Vergine Maria, contemplando in Lei la Causa di ogni nostra vera Gioia.
Infatti, accogliendo la Parola Eterna nel suo grembo immacolato, Maria Santissima ha dato alla luce il Sommo ed Eterno Sacerdote, Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo. In Lui, Dio stesso è venuto incontro all’uomo, l’ha sollevato dal peccato e gli ha donato la Vita eterna, cioè la Sua stessa Vita. Aderendo alla Volontà di Dio, perciò, Maria ha partecipato, in modo unico ed irripetibile, al mistero della nostra redenzione, divenendo, in tal modo, Madre di Dio, Porta del Cielo e Causa della nostra Gioia.
In modo analogo, la Chiesa tutta guarda, con ammirazione e profonda gratitudine, a tutte le mamme dei Sacerdoti e di quanti, ricevuta quest’altissima Vocazione, hanno intrapreso il cammino di formazione, ed è con profonda gioia che mi rivolgo a loro.
I figli, che esse hanno accolto ed educato, infatti, sono stati scelti da Cristo fin dall’eternità, per divenire Suoi “amici prediletti” e, così, vivo ed indispensabile strumento della Sua Presenza nel mondo. Per mezzo del Sacramento dell’Ordine la vita dei sacerdoti viene definitivamente presa da Gesù e immersa in Lui, cosicché, in loro, è Gesù stesso che passa e opera tra gli uomini.
Questo mistero è talmente grande, che il sacerdote viene anche chiamato “alter Christus” – “un altro Cristo”. La sua povera umanità, infatti, elevata, per la potenza dello Spirito Santo, ad una nuova e più alta unione con la Persona di Gesù, è ora luogo dell’Incontro con il Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto per noi. Quando ogni sacerdote insegna la fede della Chiesa, infatti, è Cristo che, in lui, parla al Popolo; quando, prudentemente, guida i fedeli a lui affidati, è Cristo che pasce le proprie pecorelle; quando celebra i Sacramenti, in modo eminente la Santissima Eucaristia, è Cristo stesso, che, attraverso i suoi ministri, opera la Salvezza dell’uomo e si rende realmente presente nel mondo.
La vocazione sacerdotale, normalmente, ha nella famiglia, nell’amore dei genitori e nella prima educazione alla fede, quel terreno fertile nel quale la disponibilità alla volontà di Dio può radicarsi e trarre l’indispensabile nutrimento. Nel contempo, ogni vocazione rappresenta, anche per la stessa famiglia in cui sorge, un’irriducibile novità, che sfugge ai parametri umani e chiama tutti, sempre, a conversione.
In questa novità, che Cristo opera nella vita di coloro che ha scelto e chiamato, tutti i familiari – e le persone più vicine – sono coinvolti, ma è certamente unica e speciale la partecipazione che è data di vivere alla mamma del sacerdote. Uniche e speciali sono, infatti, le consolazioni spirituali, che le derivano dall’aver portato in grembo chi è divenuto ministro di Cristo. Ogni madre, infatti, non può che gioire nel vedere la vita del proprio figlio, non solo compiuta, ma investita di una specialissima predilezione divina che abbraccia e trasforma per l’eternità.
Se apparentemente, in virtù della vocazione e dell’ordinazione, si produce un’inaspettata “distanza”, rispetto alla vita del figlio, misteriosamente più radicale di ogni altra separazione naturale, in realtà la bimillenaria esperienza della Chiesa insegna che la madre “riceve” il figlio sacerdote in un modo del tutto nuovo e inatteso, tanto da essere chiamata a riconoscere nel frutto del proprio grembo, per volontà di Dio, un “padre”, chiamato a generare ed accompagnare alla vita eterna una moltitudine di fratelli. Ogni madre di un sacerdote è misteriosamente “figlia del suo figlio”. Verso di lui potrà, allora, esercitare anche una nuova “maternità”, nella discreta, ma efficacissima ed inestimabilmente preziosa, vicinanza della preghiera e nell’offerta della propria esistenza per il ministero del figlio.
Questa nuova “paternità”, alla quale il Seminarista si prepara, che al Sacerdote è donata e della quale tutto il Popolo Santo di Dio beneficia, ha bisogno di essere accompagnata dalla preghiera assidua e dal personale sacrificio, perché la libertà nell’aderire alla volontà divina sia continuamente rinnovata e irrobustita, perché i Sacerdoti non si stanchino mai, nella quotidiana battaglia della fede e uniscano, sempre più totalmente, la propria vita al Sacrificio di Cristo Signore.
Tale opera di autentico sostegno, sempre necessaria nella vita della Chiesa, appare oggi quanto mai urgente, soprattutto nel nostro Occidente secolarizzato, che attende e domanda un nuovo e radicale annuncio di Cristo e le mamme dei sacerdoti e dei seminaristi rappresentano un vero e proprio “esercito” che, dalla terra innalza al Cielo preghiere ed offerte e, ancor più numeroso, dal Cielo intercede perché ogni grazia sia riversata sulla vita dei sacri pastori.
Per questa ragione, desidero con tutto il cuore incoraggiare e rivolgere un particolarissimo ringraziamento a tutte le mamme dei sacerdoti e dei seminaristi e - insieme ad esse - a tutte le donne, consacrate e laiche, che hanno accolto, anche per l’invito loro rivolto durante l’Anno Sacerdotale, il dono della Maternità spirituale nei confronti dei chiamati al ministero sacerdotale, offrendo la propria vita, la preghiera, le proprie sofferenze e le fatiche, come pure le proprie gioie, per la fedeltà e santificazione dei ministri di Dio, divenendo così partecipi, a titolo speciale, della maternità della Santa Chiesa, che ha il suo modello ed il suo compimento nella divina maternità di Maria Santissima.
Uno speciale ringraziamento, infine, si elevi fino al Cielo, a quelle Madri, che, già chiamate da questa vita, contemplano ora pienamente lo splendore del Sacerdozio di Cristo, del quale i loro figli sono divenuti partecipi, e per essi intercedono, in modo unico e, misteriosamente, molto più efficace.
Unitamente ai più sentiti auguri per un Nuovo Anno di grazia, di cuore imparto a tutte ed a ciascuna la più affettuosa benedizione, implorando per voi dalla Beata Vergine Maria, Madre di Dio e dei Sacerdoti, il dono di una sempre più radicale immedesimazione con Lei, discepola perfetta e Figlia del suo Figlio.
I figli, che queste donne «hanno accolto ed educato», sottolinea il porporato nel testo reperibile nel sito internet Clerus.org, «sono stati scelti da Cristo fin dall’eternità, per divenire suoi "amici prediletti" e, così, vivo e indispensabile strumento della sua presenza nel mondo».
Attraverso l’ordinazione, infatti, «la vita dei sacerdoti viene definitivamente presa da Gesù e immersa in lui, cosicché, in loro, è Gesù stesso che passa e opera tra gli uomini». Il cardinale, quindi, sottolinea l’importanza del compito affidato ai preti e ne rintraccia le radici proprio in quegli affetti e in quelle relazioni familiari di cui le madri sono solitamente le prime testimoni. «La vocazione sacerdotale, normalmente, ha nella famiglia, nell’amore dei genitori e nella prima educazione alla fede, quel terreno fertile nel quale la disponibilità alla volontà di Dio può radicarsi e trarre l’indispensabile nutrimento – sottolinea Piacenza –. Nel contempo, ogni vocazione rappresenta, anche per la stessa famiglia in cui sorge, un’irriducibile novità, che sfugge ai parametri umani e chiama tutti, sempre, a conversione».
Proprio come successo alla Vergine di Nazareth, quindi, la crescita di una vocazione è prima di tutto opera di una collaborazione tra Dio e l’uomo. In questo terreno fertile, secondo la riflessione del porporato, la scelta della vita sacerdotale porta un’autentica novità, nella quale «tutti i familiari - e le persone più vicine - sono coinvolti».
Ma «è certamente unica e speciale la partecipazione che è data di vivere alla mamma del sacerdote – ricorda Piacenza –. Uniche e speciali sono, infatti, le consolazioni spirituali, che le derivano dall’aver portato in grembo chi è divenuto ministro di Cristo. Ogni madre, infatti, non può che gioire nel vedere la vita del proprio figlio, non solo compiuta, ma investita di una specialissima predilezione divina che abbraccia e trasforma per l’eternità».
L’esperienza, poi, insegna che, nonostante la distanza dalla famiglia che la radicale scelta di Cristo produce, «la madre "riceve" il figlio sacerdote in un modo del tutto nuovo e inatteso, tanto da essere chiamata a riconoscere nel frutto del proprio grembo, per volontà di Dio, un "padre", chiamato a generare ed accompagnare alla vita eterna una moltitudine di fratelli. Ogni madre di un sacerdote – sottolinea il prefetto della Congregazione per il clero – è misteriosamente "figlia del suo figlio"». Questa paternità, che è il tratto caratteristico del sacerdozio, ha però bisogno «di essere accompagnata dalla preghiera assidua e dal personale sacrificio». Un sostegno che oggi appare «quanto mai urgente, soprattutto nel nostro Occidente secolarizzato» e «le mamme dei sacerdoti e dei seminaristi rappresentano un vero e proprio "esercito" che, dalla terra innalza al Cielo preghiere e offerte» a favore dei ministri ordinati.
Per questo il porporato rivolge, a nome di tutta la Chiesa, un ringraziamento e un incoraggiamento a queste madri, estendendolo «a tutte le donne, consacrate e laiche, che hanno accolto il dono della maternità spirituale nei confronti dei chiamati al ministero sacerdotale, offrendo la propria vita, la preghiera, le proprie sofferenze e le fatiche, come pure le proprie gioie, per la fedeltà e santificazione dei ministri di Dio». Così facendo esse sono partecipi della maternità di tutta la Chiesa, «che ha il suo modello e il suo compimento nella divina maternità di Maria».
Un abbraccio che si estende fino al cielo, a quelle madri «già chiamate da questa vita», che «in modo unico e, misteriosamente, molto più efficace» continuano a intercedere per i loro figli sacerdoti.
Lettera alle Madri dei Sacerdoti e dei Seminaristi
e a quante esercitano verso di loro il dono della maternità spirituale
nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio
«Causa nostrae Letitiae – Causa della nostra Gioia»!
Il Popolo cristiano ha sempre venerato, con profonda gratitudine, la Beata Vergine Maria, contemplando in Lei la Causa di ogni nostra vera Gioia.
Infatti, accogliendo la Parola Eterna nel suo grembo immacolato, Maria Santissima ha dato alla luce il Sommo ed Eterno Sacerdote, Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo. In Lui, Dio stesso è venuto incontro all’uomo, l’ha sollevato dal peccato e gli ha donato la Vita eterna, cioè la Sua stessa Vita. Aderendo alla Volontà di Dio, perciò, Maria ha partecipato, in modo unico ed irripetibile, al mistero della nostra redenzione, divenendo, in tal modo, Madre di Dio, Porta del Cielo e Causa della nostra Gioia.
In modo analogo, la Chiesa tutta guarda, con ammirazione e profonda gratitudine, a tutte le mamme dei Sacerdoti e di quanti, ricevuta quest’altissima Vocazione, hanno intrapreso il cammino di formazione, ed è con profonda gioia che mi rivolgo a loro.
I figli, che esse hanno accolto ed educato, infatti, sono stati scelti da Cristo fin dall’eternità, per divenire Suoi “amici prediletti” e, così, vivo ed indispensabile strumento della Sua Presenza nel mondo. Per mezzo del Sacramento dell’Ordine la vita dei sacerdoti viene definitivamente presa da Gesù e immersa in Lui, cosicché, in loro, è Gesù stesso che passa e opera tra gli uomini.
Questo mistero è talmente grande, che il sacerdote viene anche chiamato “alter Christus” – “un altro Cristo”. La sua povera umanità, infatti, elevata, per la potenza dello Spirito Santo, ad una nuova e più alta unione con la Persona di Gesù, è ora luogo dell’Incontro con il Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto per noi. Quando ogni sacerdote insegna la fede della Chiesa, infatti, è Cristo che, in lui, parla al Popolo; quando, prudentemente, guida i fedeli a lui affidati, è Cristo che pasce le proprie pecorelle; quando celebra i Sacramenti, in modo eminente la Santissima Eucaristia, è Cristo stesso, che, attraverso i suoi ministri, opera la Salvezza dell’uomo e si rende realmente presente nel mondo.
La vocazione sacerdotale, normalmente, ha nella famiglia, nell’amore dei genitori e nella prima educazione alla fede, quel terreno fertile nel quale la disponibilità alla volontà di Dio può radicarsi e trarre l’indispensabile nutrimento. Nel contempo, ogni vocazione rappresenta, anche per la stessa famiglia in cui sorge, un’irriducibile novità, che sfugge ai parametri umani e chiama tutti, sempre, a conversione.
In questa novità, che Cristo opera nella vita di coloro che ha scelto e chiamato, tutti i familiari – e le persone più vicine – sono coinvolti, ma è certamente unica e speciale la partecipazione che è data di vivere alla mamma del sacerdote. Uniche e speciali sono, infatti, le consolazioni spirituali, che le derivano dall’aver portato in grembo chi è divenuto ministro di Cristo. Ogni madre, infatti, non può che gioire nel vedere la vita del proprio figlio, non solo compiuta, ma investita di una specialissima predilezione divina che abbraccia e trasforma per l’eternità.
Se apparentemente, in virtù della vocazione e dell’ordinazione, si produce un’inaspettata “distanza”, rispetto alla vita del figlio, misteriosamente più radicale di ogni altra separazione naturale, in realtà la bimillenaria esperienza della Chiesa insegna che la madre “riceve” il figlio sacerdote in un modo del tutto nuovo e inatteso, tanto da essere chiamata a riconoscere nel frutto del proprio grembo, per volontà di Dio, un “padre”, chiamato a generare ed accompagnare alla vita eterna una moltitudine di fratelli. Ogni madre di un sacerdote è misteriosamente “figlia del suo figlio”. Verso di lui potrà, allora, esercitare anche una nuova “maternità”, nella discreta, ma efficacissima ed inestimabilmente preziosa, vicinanza della preghiera e nell’offerta della propria esistenza per il ministero del figlio.
Questa nuova “paternità”, alla quale il Seminarista si prepara, che al Sacerdote è donata e della quale tutto il Popolo Santo di Dio beneficia, ha bisogno di essere accompagnata dalla preghiera assidua e dal personale sacrificio, perché la libertà nell’aderire alla volontà divina sia continuamente rinnovata e irrobustita, perché i Sacerdoti non si stanchino mai, nella quotidiana battaglia della fede e uniscano, sempre più totalmente, la propria vita al Sacrificio di Cristo Signore.
Tale opera di autentico sostegno, sempre necessaria nella vita della Chiesa, appare oggi quanto mai urgente, soprattutto nel nostro Occidente secolarizzato, che attende e domanda un nuovo e radicale annuncio di Cristo e le mamme dei sacerdoti e dei seminaristi rappresentano un vero e proprio “esercito” che, dalla terra innalza al Cielo preghiere ed offerte e, ancor più numeroso, dal Cielo intercede perché ogni grazia sia riversata sulla vita dei sacri pastori.
Per questa ragione, desidero con tutto il cuore incoraggiare e rivolgere un particolarissimo ringraziamento a tutte le mamme dei sacerdoti e dei seminaristi e - insieme ad esse - a tutte le donne, consacrate e laiche, che hanno accolto, anche per l’invito loro rivolto durante l’Anno Sacerdotale, il dono della Maternità spirituale nei confronti dei chiamati al ministero sacerdotale, offrendo la propria vita, la preghiera, le proprie sofferenze e le fatiche, come pure le proprie gioie, per la fedeltà e santificazione dei ministri di Dio, divenendo così partecipi, a titolo speciale, della maternità della Santa Chiesa, che ha il suo modello ed il suo compimento nella divina maternità di Maria Santissima.
Uno speciale ringraziamento, infine, si elevi fino al Cielo, a quelle Madri, che, già chiamate da questa vita, contemplano ora pienamente lo splendore del Sacerdozio di Cristo, del quale i loro figli sono divenuti partecipi, e per essi intercedono, in modo unico e, misteriosamente, molto più efficace.
Unitamente ai più sentiti auguri per un Nuovo Anno di grazia, di cuore imparto a tutte ed a ciascuna la più affettuosa benedizione, implorando per voi dalla Beata Vergine Maria, Madre di Dio e dei Sacerdoti, il dono di una sempre più radicale immedesimazione con Lei, discepola perfetta e Figlia del suo Figlio.
Mauro Card. Piacenza
Prefetto della Congregazione per il Clero
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