" Chi rema davvero contro la Chiesa e il Papa? "
Da un rione romano ( ...) abbiamo ricevuto e pubblichiamo .
" Non se ne può davvero più!
E' un continuo tam-tam che davvero conduce alle affermazioni più assurde.
Stiamo
parlando non della rievocazione, in se, dell'11 ottobre 1962, apertura
del Concilio Vaticano II, ma di come viene ancora presentato questo
evento in barba agli appelli ed agli insegnamenti del Pontefice
Benedetto XVI che lo ha posto in una chiave di lettura - seppur conciliante - racchiusa in quella ermeneuta "della continuità".
Veniamo ai fatti. TV2000
(Tv dei Vescovi della CEI) ha riproposto un video non proprio nuovo in
cui le due voci principali fanno a gara per presentare l'evento come di
qualcosa "mai avvenuta nella Chiesa", un fatto "nuovo", arrivando ad usare espressioni davvero inaccettabili.
Giovanni
XXIII, il grande Papa che avrebbe finalmente "cambiato la Chiesa". Ma
come, non è insegnato dalla dottrina che è la Chiesa che ci cambia
interiormente?
Non è la Chiesa che santifica?
E che cosa significa "cambiare la Chiesa" per questi catto-progressisti duri a convertirsi?
Nell'Atto
di Fede non diciamo forse di "credere in tutto ciò che la Chiesa ci
propone a credere"? E come può una Chiesa insegnare infallibilmente se
ad un certo punto della sua storia deve cambiare perché si vergogna del
proprio passato?
Lo stesso simbolo della Fede è "Credo la Chiesa..." ma come si fa a credere ad una Chiesa che dovrebbe cambiare perché a qualche gruppo così, come Essa era, non piace più?
Ma se il Papa Benedetto XVI nel MP Porta Fidei scrive:
"E’ proprio in questo orizzonte che l’Anno della fede dovrà esprimere un corale impegno per la riscoperta e lo studio
dei contenuti fondamentali della fede che trovano nel Catechismo della
Chiesa Cattolica la loro sintesi sistematica e organica.
Qui,
infatti, emerge la ricchezza di insegnamento che la Chiesa ha accolto,
custodito ed offerto nei suoi duemila anni di storia.
Dalla
Sacra Scrittura ai Padri della Chiesa, dai Maestri di teologia ai Santi
che hanno attraversato i secoli, il Catechismo offre una memoria
permanente dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla fede e
prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti nella
loro vita di fede", con quale criterio usare ancora termini ambigui come
"cambiamento"?
In che cosa sarebbe cambiata se il Papa stesso si batte per l'ermeneutica della continuità?
Al n.30 del Compendio del Catechismo, alla voce noi crediamo si legge: " È
infatti la Chiesa che crede: essa in tal modo, con la grazia dello
Spirito Santo, precede, genera e nutre la fede del singolo cristiano.
Per questo la Chiesa è Madre e Maestra".
Come fa ad essermi quell'una Madre e Maestra che " precede, genera e nutre
" se si pretende di cambiarla? E' ovvio che così si finisce per creare
una nuova immagine di Chiesa che inevitabilmente andrà a scontrarsi con
l'immagine della Chiesa del passato.
Un
conto sono le riforme, il rinnovamento, l'arricchimento, e queste sono
sempre benvenute, ma altra cosa è parlare di cambiamento. Una curiosità:
in tutti i discorsi tenuti da Giovanni XXIII, sul Concilio, in nessuno
egli parla di "cambiamento".
Veniamo
all'altra frase odiosa ripetuta centinaia di volte , come una specie di
messaggio subliminale, lungo il video: la Chiesa, dopo Giovanni XXIII
non sarà più la stessa!
Senza dubbio
molte cose sono cambiate ma questo perché la Chiesa visibile è fatta
dalle membra che vivono il proprio momento storico: noi non siamo certo
come i fedeli di trecento anni fa (esteriormente parlando), ne possiamo
dire che rappresentiamo i fedeli del futuro, la modernità è proprio
specifica al momento storico che vive, non è ne passato ne futuro, ma è
il presente.
Noi forse potremmo dire che oggi siamo uguali alla Chiesa del secondo, quarto o decimo secolo?
O
che al Concilio di Trento la Chiesa era uguale -parliamo sempre di
esteriorità e modi- alla Chiesa che si presentava al Concilio di Efeso?
Forse
che una santa Teresina del Bambin Gesù desiderava stare in una Chiesa
diversa da quella che stava vivendo nel suo momento storico?
Tuttavia
qui nel video si insinua proprio il dubbio che non sia cambiata
semplicemente l'esteriorità, ma il contenuto, e questo è grave, ed è
grave che TV2000, dei Vescovi italiani, non dica nulla in merito e senza
portare avanti le correzioni fatte dal santo Padre, ma lascia che il
tutto continui ad essere vissuto con disgustoso sentimentalismo,
portando l'ingenuo fedele a credere che davvero prima del Concilio c'era
una Chiesa odiosa, una matrigna, Papi cupi e cattivi.
Come se bastasse ripartire da una fiaccolata non per commemorare, attenzione, ma per "rivivere" quella serata "magica" del "discorso alla Luna"...., ma si dice anche "discorso della Luna", no scusate, ma il Papa era un esoterico, un astrologo?
Ci
si raduna per ricordare quell'evento, ma non stiamo rasentando
l'idolatria, il culto del sensazionalismo, magari anche con qualche
goccia di fideismo, o paganesimo?
E' stato dato l'ordine di convogliare numerosi fedeli per la fiaccolata che ricorderà "il discorso alla Luna", mentre risulta da qualche parte che è stato boicottato il coinvolgimento di più persone per l'incontro a Loreto ( ??? ??? interessante argomento da approfondire al più presto N.d.R. ) con il Papa che affidava l'Anno della Fede alla Madonna di Loreto.
Lì
avremmo dovuto vedere fiaccolate e fiumi di fedeli, sacerdoti e
prelati, ma le immagini stesse rivelano la scarsissima partecipazione e
la stessa TV2000 che ha solo trasmesso la diretta della Messa.
No!
Tutti a Roma invece per commemorare il "discorso alla Luna"
e i Media ci bombarderanno con le dirette! Guardando in positivo, hai
visto mai che con il flusso delle alte e basse maree, effettivamente, la
Luna non finirà per dare una mano a sommergere questa sindrome delle
commemorazioni sentimentaliste?
La
voce nel video rincara la dose e dice: dopo che la Chiesa si era
costituita in una torre d'avorio dentro la società, dopo aver guardato
alla modernità con sospetto, condannandola, finalmente è arrivato un
Papa, anziano, che ha avuto il coraggio di spezzare questa torre.... e
scendere così, finalmente, nella modernità.
Qui c'è un errore di fondo, se non proprio malafede, la Chiesa non ha mai condannato la "modernità o il progresso" ma il "modernismo e il progressismo", termini che portano a problematiche completamento diverse.
Certo
che si è guardato "con sospetto" alla modernità, proprio per valutare
più saggiamente l'infiltrazione del modernismo, vera piaga per il
mondo.
Quindi,
prosegue il video che: questo Papa anziano, anche lui sospettoso verso
la modernità, con coraggio ed anche con qualche spregiudicatezza....
Ma che significa "con qualche spregiudicatezza"?
L'evento di un Concilio non era una novità per la Chiesa, così come non lo sarebbero stati i problemi che sarebbero sorti.
Nel Compendio al n.512, leggiamo: "Per
questo la Chiesa rifiuta le ideologie associate nei tempi moderni al
«comunismo» o alle forme atee e totalitarie di «socialismo». Inoltre,
essa rifiuta, nella pratica del «capitalismo», l'individualismo e il
primato assoluto della legge del mercato sul lavoro umano".
Ma questo fratelli e sorelle carissimi è il volto del modernismo che la Chiesa infatti rigetta, non è la modernità correttamente intesa nel suo benefico progresso!
Quindi in cosa sarebbe "cambiata la Chiesa" se quanto condannava ieri continua a condannare oggi?
Nel 29.Novembre.2007, in un Convegno tenuto alla Pontificia Università di san Tommaso per i Cento anni della Pascendi Dominicis grecis di San Pio X (8. Settembre 1907) monsignor Luigi Negri, Vescovo di San Marino e Montefeltro al quale è stato affidato il discorso di chiusura, ha riportato il problema dell’equivoco post-conciliare ricordando la condanna della “ermeneutica della discontinuità” da parte di Papa Benedetto XVI. “L'errore di una ermeneutica della rottura, della discontinuità, che vede il Vaticano II come l’alba di una nuova chiesa”, ha commentato.
“San Pio X – ha affermato mons. Negri – ha dimostrato come tutte quelle correnti vicine al razionalismo e al modernismo portano inevitabilmente all’ateismo.
Esse
rappresentano un impietoso tentativo di eliminare Dio dalla
considerazione della vita e della società. Se si elimina il divino,
l’uomo diventa oggetto di manipolazione in tutti i sensi (...)
I
totalitarismi non sono stati ‘incidenti di percorso’ ma consapevoli e
deliberate costruzioni di società senza Dio”. “Oggi ci troviamo di
fronte a una battaglia epocale tra una concezione autentica e una
concezione razionalista e ‘massonica’ della Chiesa – ha proseguito il presule –.
Parimenti
c’è un ecumenismo giusto, quello che affianca al dialogo la missione e
un ecumenismo ‘d’accatto’ che contrappone dialogo e missione”.
“All’inizio
del secolo attuale, nell’anno giubilare è stata pubblicata la
dichiarazione Dominus Jesus che indica chiaramente nella Chiesa la fonte
della verità: auspichiamo che insieme al Sillabo e alla Pascendi, anche
la Dominus fra cento anni possa essere ricordato come il documento
magisteriale che ha impedito la dissoluzione del cattolicesimo nel mondo”, ha poi concluso mon. Negri.
La voce nel video dice ancora: Papa Giovanni XXIII credeva positivamente nelle novità del mondo, vedeva positivamente il progresso....
Quale
Papa in passato non ha mai guardato con sospetto, che noi definiamo
teologicamente "prudenza" ciò che poi si univa al progresso della
società in cui viveva?
E al contempo guardava con favore al vero progresso?
Mons. Luigi Maria Carli (1914-1986) già Vescovo di Segni e Gaeta, ha scritto nel 1969 "Nova et Vetera, Tradizione e progresso nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, ad un certo punto scrive:
Mons. Luigi Maria Carli (1914-1986) già Vescovo di Segni e Gaeta, ha scritto nel 1969 "Nova et Vetera, Tradizione e progresso nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, ad un certo punto scrive:
"Si
ripete spesso, con l’aria, quasi di chi alza la voce per farsi
coraggio: “Non sono più i tempi degli scismi! Roba del passato!”.
Fosse vero.
Ma perché mai gli scismi non sarebbero oggi più possibili?
Dove sta scritto?
Chi
l’ha decretato? E non dimentichiamo che, ancorché non più dichiarati
formalmente, come un tempo, mediante la pubblica affissione di tesi
ereticali da una parte e bolle di scomunica dall’altra, gli scismi più
insidiosi e deleteri rimangono quelli negati a parole ma esistenti nei
fatti.
La
conclamata volontà di certi novatori di “andare avanti restando nella
Chiesa” potrebbe anche significare il deliberato proposito di giuocare
allo svuotamento del cristianesimo dal di dentro, di “portare
l’infedeltà nel cuore stesso della Chiesa”.
Costoro
potrebbero rimanere dentro le strutture, perché gli riesca più facile
“non solamente interpretare la realtà della Chiesa, ma cambiarla, alla
luce del vangelo di Gesù Cristo”.
Questo
fenomeno — riconosciamolo pure, con sincerità — non avveniva dopo i
Concili del passato, quando i contestatori del magistero ecclesiastico
se ne separavano apertamente.
Così, almeno, la nettezza delle posizioni assicurava la purezza della fede dei cattolici!
Trovo scritto che lo sbalordimento prodotto dai fenomeni che avvengono oggi nella Chiesa “non arriverà certo al vertice parossistico quale lo vide S. Girolamo, quando nel 350, dopo furiosi dibattiti politico-conciliari, rivelò che il mondo intero, addolorato, era stupito di ritrovarsi ariano”.
Trovo scritto che lo sbalordimento prodotto dai fenomeni che avvengono oggi nella Chiesa “non arriverà certo al vertice parossistico quale lo vide S. Girolamo, quando nel 350, dopo furiosi dibattiti politico-conciliari, rivelò che il mondo intero, addolorato, era stupito di ritrovarsi ariano”.
Non arriverà certo...
Ma donde tanta certezza?
Perché
non potrebbe accadere, poniamo tra qualche decennio, che un secondo S.
Girolamo fosse costretto a riconoscere, gemendo, che l’intera
cristianità non si ritrova più cristiana?"
***
***
Alla
luce di queste parole ed ascoltando i Papi che parlano di
scristianizzazione, apostasia, ed oggi l'indizione di un Anno della
Fede, come non essere autorizzati a pensare come allora pensava san
Girolamo e rivelare che il mondo intero non è neppure più stupito di
ritrovarsi ateo?
A
cosa mi serve il cortile dei gentili, sul sacrato di una Basilica, dove
un cardinale non parla per convertire, ma per passare il tempo in
amicizia, e dove l'ospite, felice di essere ateo, conversa
amichevolmente con un principe della Chiesa di moralità e viene pur
applaudito?
E' questo il cambiamento che voleva lo Spirito Santo?
Se è si, allora a cosa mi serve un Anno della Fede?
Per
quale motivo dovrei impegnarmi se esiste una corte dei gentile nella
quale posso esternare il mio ateismo ed essere applaudito per questo da
un Cardinale della Chiesa?
Se è no, allora cosa mi serve andare a fare una fiaccolata per ricordare un discorso "alla Luna"
mentre milioni di bambini continuano ad essere uccisi per la legge
sull'aborto che l'ospite alla corte dei gentili non ha mai menzionato
parlando di morale?
Scriveva con profetico monito mons. Carli sopra riportato: "
Ma tra i “segni dei tempi”
registriamo ancor questo, con stupore e dolore: il nessun conto che
fanno molti cattolici, chierici e laici, della parola del Papa, quando
non la coprono d’irriverente sarcasmo o non ne fanno segno di
contraddizione!"
La
regola dello sviluppo nella Chiesa tra il concetto di PROGRESSO E
TRADIZIONE, la troviamo formulata -citata anche dallo stesso Benedetto
XVI- fin dall’anno 434 in un’opera di S. Vincenzo Lirinense:
“Dirà forse qualcuno: Non si dà, dunque, progresso alcuno della religione nella Chiesa di Cristo?
Altroché
se si dà, e grandissimo! Chi vorrà essere tanto ostile agli uomini e
tanto odioso a Dio da tentare di impedire un simile progresso?
Però avvenga in modo tale da esser veramente un progresso della fede e non un’alterazione.
Progredire,
infatti, significa che una cosa si amplifica rimanendo se stessa;
mutamento, invece, significa che una cosa passa a diventare un’altra
cosa.
È
necessario, dunque, che crescano — e crescano molto gagliardamente —
col passare delle generazioni e dei tempi l’intelligenza e la scienza e
la sapienza della fede sia nel singolo sia presso la comunità, sia in
ciascun cristiano sia in tutta la Chiesa: però la crescita della fede
avvenga soltanto ferma restando la sua propria natura, cioè entro
l’ambito dello stesso dogma, nel medesimo significato e nella medesima
sentenza — in suo dumtaxat genere, in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia” (Commonitorium,23 -PL50,667).
Quello
che rattrista è che proprio ai Vescovi della CEI, che non mandano in
onda queste parole su TV2000, il Papa Benedetto XVI aveva ripetuto il 24
maggio 2012:
«Quel che più di tutto interessa il Concilio è che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace», affermava il Beato Papa Giovanni XXIII nel discorso d’apertura. E vale la pena meditare e leggere queste parole.
«Quel che più di tutto interessa il Concilio è che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace», affermava il Beato Papa Giovanni XXIII nel discorso d’apertura. E vale la pena meditare e leggere queste parole.
Il
Papa impegnava i Padri ad approfondire e a presentare tale perenne
dottrina in continuità con la tradizione millenaria della Chiesa, «trasmettere
pura ed integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti», ma in
modo nuovo, «secondo quanto è richiesto dai nostri tempi» (Discorso di solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, 11 ottobre 1962).
Questa è l'unico "discorso" che dobbiamo commemorare, non il discorso alla Luna ".
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